Venerdì 14 marzo al Teatro della Regina in Piazza della Repubblica sarà in scena alle ore 21.15 una commedia umana di grande spessore, la cui trasposizione cinematografica nel 2009 ha fruttato numerosi riconoscimenti alla notte degli Oscar.
Si tratta del "Discorso del Re", scritto da David Siedler e portato in teatro da Luca Barbareschi e Filippo Dini, dove si narrano i timori e le tensioni di un re Giorgio VI, salito sul trono d'Inghilterra dopo l'abdicazione del fratello re Edoardo, che lasciò la corona per amore di Wallis Simpson.
Re Giorgio fu un sovrano molto amato, eppure la sua innata timidezza e le sue insicurezze si evidenziavano in una patologica e invalidante balbuzie. Obbligato dal ruolo e dalla carica a tenere numerosi e importanti discorsi, re Giorgio mortificato da imbarazzanti silenzi e dall'incapacità di portare questo pesante fardello con la fluidità verbale che richiedeva, fu costretto dall'amata e volitiva moglie, Elisabetta Bowes-Lyon, a rivolgersi ad un eccentrico ed anticonvenzionale logopedista australiano, un attore fallito di nome Lionel Logue. Tutta la commedia è giocata sul rapporto personale e sofferto tra il sovrano e questo insolito terapista, che pretese un confidenziale "tu" e lo sottopose ad una terapia a metà tra la tecnica teatrale e la seduta psicanalitica.
La consumata abilità di Barbareschi conduce lo spettacolo tra toni drammatici e leggerezze. Quel che attendeva il rampollo della casa reale anglosassone era un conflitto mondiale che lo portò ad entrare in guerra contro la Germania di Hitler. Re Giorgio riuscì ad affrontare con coraggio le contingenze storiche fronteggiando in primis le sue personali paure, chiave di volta di questo percorso sarà proprio Logue.
La sceneggiatura di Siedler è in realtà una bellissima metafora del teatro, o forse sarebbe meglio dire della difficoltà di continuare a credere nella democrazia.